I presunti premi ai terroristi
Il buonismo dello Stato
I fautori della teoria della trattativa fanno rilevare anche un certo buonismo da parte dello Stato. I benefici accordati ai brigatisti sarebbero stati concessi in base alle norme vigenti, ma nell'applicarle, ci sarebbe stata una ingiustificata benevolenza nei confronti degli imputati, rei di crimini efferati. Il confronto con altri detenuti eccellenti dimostra come i provvedimenti siano stati in linea con le normali decisioni della magistratura.
Le pene devono tendere alla rieducazione
I fautori della trattativa Stato -Br davanti alla dimostrazione che tutti i benefici ricevuti dai terroristi sono stati concessi in base alle leggi vigenti, propongono un' altra lettura dei vantaggi concessi ai brigatisti.
I benefici, sarebbero si stati concessi all'interno dell'ordinamento giudiziario, ma lo Stato avrebbe avuto un atteggiamento benevolo nei confronti di persone che si erano macchiate di delitti tanto efferati.
Effettivamente i terroristi sono stati dei criminali che per anni hanno insanguinato l'Italia e causato decine e decine di vittime. Pur considerando che la nostra Costituzione recita all'articolo13 "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato" davanti all'esiguità di certe condanne il senso personale di giustizia vacilla.
Non tutti i "premi" sono uguali
Però è ben strano che quando si parla di buonismo di Stato non si citano i terroristi che hanno usufruito della legge sui pentiti, la più vantaggiosa, che per reati punibili con l'ergastolo hanno scontato appena qualche annetto di carcere. Terroristi come Viscardi, Barbone, o Marco Donat Cattin, le cui precocissime liberazioni fecero scandalo, non interessano a coloro che parlano di favori ai terroristi. Evidentemente non tutti i premi sono uguali.
I loro rilievi si riferiscono solo ai brigatisti che hanno gestito il sequestro Moro ed è chiaro l'uso strumentale di queste accuse tese ad avvalorare la teoria della verità dicibile e della trattativa.
Si va quindi a cavillare su presunti vantaggi, che abbiamo visto inesistenti, come un permesso di 4 giorni o una semilibertà concessa con qualche mese di anticipo, ventilando un atteggiamento compiacente dello Stato.
Uno Stato buono solo con i terroristi?
Del problema della certezza della pena e di un certo perdonismo della Magistratura giudicante se ne parla da decenni.
Su questa situazione, i fautori della "verità dicibile" hanno giocato molto, estrapolando un aspetto della giustizia italiana e utilizzandolo strumentalmente, facendo passare l'idea che uno Stato "cattivissimo" sia stato clemente solo con i terroristi.
Abbiamo visto negli articoli precedenti come i provvedimenti presi dalla Magistratura in base alla legge Gozzini siano alcune migliaia l'anno.
Per vedere se ci sia stato un atteggiamento condiscendente nei confronti dei soli brigatisti o se le scelte operate nei loro confronti rientrino in una normale prassi usata con tutti gli imputati, non ci resta che esaminare, come già fatto con i brigatisti, il percorso giudiziario di alcuni imputati celebri. La scelta è caduta su personaggi i cui crimini hanno, al pari dei brigatisti, indignato l'opinione pubblica.
La carriera carceraria di detenuti "celebri"
Iniziamo dall'attualità, ovvero dal pentito di mafia Gaspare Spatuzza. Spatuzza è stato condannato all'ergastolo per le bombe di Roma, Firenze e Milano, esplose nell'estate di trent'anni fa, (dieci morti e oltre cinquanta feriti) e per l'omicidio di padre Pino Puglisi, ammazzato il 15 settembre 1993; nonché a 12 anni di pena per il sequestro di Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino Di Matteo, poi ucciso e sciolto nell'acido dai suoi carcerieri.
Un personaggio con un curriculum di questo tipo, con una potenzialità criminale molto elevata, la mafia esiste ancora, il terrorismo è ormai da decenni un ricordo, ottiene la libertà condizionata , dopo 26 anni di prigione con l'applicazione della legge Gozzini, seguendo esattamente il percorso della maggior parte dei brigatisti del caso Moro.
C'è poi Elisabetta Ballarin, appartenente alle "bestie di satana" la setta che ispirandosi a riti satanici uccise 4 persone. Imputata di aver partecipato, nel 2004, all'uccisione di Mariangela Pezzotta, colpita da diversi colpi di pistola e brutalmente finita a colpi di badile. La Ballarin fu condannata a 22 anni di carcere, dopo soli 7 anni di reclusione ottenne la semilibertà per motivi di studio, nel 2017 usci definitivamente dal carcere.
Angelo Izzo autore del massacro del Circeo , condannato all'ergastolo, provò più volte ad evadere. Nel gennaio 1977 tentò di fuggire dal carcere di Latina , prendendo in ostaggio il maresciallo degli agenti di custodia, ma il tentativo non riuscì. Il 25 agosto 1993, approfittando di un permesso premio, si allontanò dal carcere e riuscì ad espatriare in Francia. Venne poi catturato a Parigi. Nonostante tutto ciò, nel 2004 ottenne la semilibertà durante la quale uccise altre due donne.
Duilio Poggiolini, il re Mida della sanità, colui che doveva vigilare sulla bontà ed efficacia dei farmaci a cui si affidano milioni di malati, e che a suon di mazzette aveva accumulato oltre 30 miliardi di lire, fu condannato a 4 anni di reclusione, restò in carcere due anni.
Callisto Tanzi, il patron della Parmalat, che aveva falsificato per 15 anni in modo maldestro i bilanci, portando le proprie aziende al fallimento, rovinando la vita di migliaia di risparmiatori, fu condannato a 17 anni, scontandone in carcere poco più di tre.
Per concludere, Francesca Mambro dei Nar, condannata a 9 ergastoli, 84 anni e 6 mesi per l'uccisione di 96 persone, comprese le 85 della strage di Bologna, reato che non ha mai confessato. Ha scontato in carcere solo 16 anni. Nel 2002 gli fu concessa la detenzione domiciliare e nel 2008 la libertà condizionale. Nel 2013 la pena è stata estinta. Anche Giusva Fioravanti, il capo dei Nar e suo compagno nella vita, è un uomo libero da oltre dieci anni.
Una legislazione in linea con gli altri paesi europei
Questa è la giustizia italiana. Si può essere d'accordo o indignarsi.
La nostra legislazione è, comunque, tutt'altro che un unicum essendo in linea o addirittura più severa delle altre democrazie europee.
Per esempio la libertà condizionale in caso di ergastolo, che in Italia si può chiedere dopo 26 anni, in Germania, Austria e Gran Bretagna è prevista dopo un minimo di 15 anni, in Francia tra 18 e 22, in Finlandia dopo 11.
Concludendo, come si può vedere le scelte operate nei confronti dei brigatisti rientrano perfettamente nella norma è sono adottate nei confronti di tutti i detenuti.